Edição do mês de setembro de 1997

Un omaggio a Betinho

Esempio de cittadinanza per il mondo.
Ho conosciuto Herbert de Souza, Betinho, il 23 aprile dell´anno scorso, in occasione di una intervista realizzata con Beppe Marchi e Giliana Venturelli, volontari veronesi in Acarí, per i 30 anni del MLAL (Movimento Laici America Latina, una delle più importanti ONG italiane).

La cosa che più mi impressionò di Betinho, allora, fu l´incredibile fragilità fisica (pareva che si spezzasse nell´abbraccio) e la straordinaria energia vitale che riusciva a trasmettere; la lucidità nella lettura del mondo e della società e l´incanto che ancora conservava riguardo alla forza dell´utopia. E proprio sulla possibilità della sopravvivenza di uno spazio utopico "nel Brasile dell´Eldorado di Carajas e nell´Europa dei nuovi muri" si concludeva la nostra intervista. La rileggevo in questi giorni, e mi è sembrato valesse la pena far conoscere la sua risposta, come riflessione da cui trarre la forza per continuare a lavorare per un mondo migliore e come ringraziamento per quello che Betinho ha fatto, non solo per il Brasile, ma per il mondo intero.

- Betinho, c’è ancora posto per l’utopia, nel Brasile dell’Eldorado di Carajas e nell’Europa dei nuovi muri ?

Betinho - Penso che deve esserci, deve esistere. Ora, se potessimo coniare una espressione che dicesse che la nostra Utopia si alimenta del tragico..., che la nostra utopia non si alimenta tanto di una visione angelicale del mondo, ma di una visione tragica del mondo; questo mondo può essere molto tragico, e ci sfida con queste tragedie. Ma ultimamente sto scoprendo che tutte queste cose vanno avanti insieme, la vita non separa il bene dal male, né la vita dalla morte, né il dolore dalla soddisfazione, dal piacere: tutto ciò viene insieme, mescolato. Io penso che il ruolo del demonio è di mescolare, il ruolo di Dio è tentare di separare, ma è una lotta costante. E a volte, se si vede solo il lato buono, si perde il senso della realtà; e se si vede solo il lato negativo ugualmente si perde il senso della realtà, ci si dispera, ci si scoraggia, ci si vince... Perciò, in questo senso, credo che finche c’è vita si deve mantenere l’utopia; ed anche quando la vita finisce, qualcuno verrà, sosterrà la bandiera e andrà avanti. Perché è l’utopia che crea; in fondo chi crea è la speranza, la non speranza uccide.

E questo vale tanto per la vita personale quanto per la vita sociale, ed è un dibattito interminabile.

Betinho parla della sua lotta a Eugenio Pelizzari