Pirandello visto da uno scrittore ispanoamericano

Giuseppe D'Angelo

Luigi Pirandello rappresenta un caso singolarissimo nelle letteratura italiana. Poco apprezzato fino alla prima guerrra mondiale o, almeno, considerato come uno tra i tanti scrittori dell’epoca, nel 1920 raggiunge la gloria all’improvviso ed arriva ad essre premiato con il Nobel nel 1934. Molto rapidamente, l’eco della sua opera si propaga all’estero, diventando l’autore italiano più letto nel mondo.
La complessa e profoda personalità artistica di pirandello colpì, tra gli altri, lo scrittore peruviano José Carlos Mariátegui (1894-1936) , che visse in Italia dal 1919 al 1922, e per questo ebbe la possibilità di seguire da vicno e vivere gli eventi politici e culturali italiani del momento.
Sebbene l’autore dei “Siete ensayos de interpretación de la realidad peruana”, non condivida le idee politiche di Pirandello (1) e, piuttosto ,le critiche violentemente, “Recentemente, il fascismo ha ricevuto l’adesione di Pirandello(...) Pirandello è un piccolo borghese, provinciale ed anarcoide, con molto ingegno letterario e pochissima sensibilità politica” (2), ciononostante riconosce il valore del genio pirandelliano in un articolo pieno di giudizi critici molto azzeccati. L’articolo si intitola “Il caso Pirandello” (3) ed uno dei tanti che Mariátegui dedica agli avvenimenti nostrani.
L’acume critico del saggista peruviano si manifesta già sin dall’inizio, quando da risalto all’importanza dell’opera pirandelliana come espressione delle angosce e dei problemi dell’uomo europeo dell’epoca:“Nell’opera di Pirandello si trovano tutte le angustie, tutte le ombre, tutti gli splendori dell’ ‘anima disincantata’della civiltà europea” (4). E più avanti: “In Pirandello si trovano gli elementi essenziali della filosofia e dell’arte di oggi” (5) . Molto interessante risulta il parallelo que Mariátegui fa tra il valore innovatore delle idee futuriste e quelle di Pirandello: “questo scrittore siciliano sessantenne é, in realtà, molto più moderno dell’esplosivo futurista Marinetti e di tutta la sua scuola. Mentre il modernismo di Marinetti si accontenta quasi di scoprire, come motivi estetici, l’automobile il transatlantico e l’aeroplano, il modernismo di Pirandello consiste nella sua facoltà di registrare le più intime correnti e le più profonde motivazioni della sua epoca” (6).
Nella sua concisa ma sostanziosa analisi dell’arte pirandelliana, Mariátegui in alcuni giudizi anticipa altri critici, soprattutto quando vede nell’opera di Pirandello certi aspetti precursori del surrealismo: « Il suo superrealismo (di Pirandello) - che nella sua opera non è una teoria, nè una tendenza, ma un’incosciente e magnifica realizzazione - lo colloca nel settore più nuovo della letteratura e in questo modo, da altri punti di vista, la sua arte appare naturalmente legada alle più sostanziali espressioni dello spirito occidentale contemporaneo” (7). L’influenza dello scrittore di Girgenti nei surrealisti, lo metterà in evidenza, più tardi, anche Pierre-Henri Simon: “I giovani surrealisti scoprivano anche il teatro del siciliano Pirandello, rappresentato in Francia allo stesso tempo che in Italia, e che traduceva in simboli fortemente drammatici: le illusioni della coscienza, la dispersione dell’io nella successione fortuita delle sue maschere, la contiguità della veglia e del sogno, della ragione e della follia” (8).
Un altro giudizio indovinato ci sembra quello che Mariátegui condivide con altri critici, secondo cui: “è nei suoi racconti dove Pirandello ha raggiunto le sue più elevate creazioni artistiche” (9). Su questo punto, lo scrittore peruviano conclude affermando:“Ma comunque, è evidente che nelle novelle e i racconti di Pirandello non solo si trovano integralmente i più preziosi materiali del suo teatro, ma possono essere identificate, ammirevolmente costruite, anche le idee centrali delle sue commedie. Si potrebbe affermare che Pirandello ha realizato molte volte nel racconto ciò che, più tardi, ha solamente tentato nel teatro”.(10)
In piena “egemonia del più piatto naturalismo” Pirandello impose la sua visione della vita e dell’ uomo che i critici tacciavano di inverosimile e che non era se non una reazione alle concezioni d ‘annunziane del superuomo” (11).
Sotto questo aspetto Pirandello «assai più dei chiassosi gruppi del Leonardo o dei futurisi rappresenta quell’avanguardia che, in altri paesi d’Europa con nomi diversi (dal surrealismo all’espressionismo) seppe esprimere l’angoscia e l’opposizione dell’uomo moderno, dopo la crisi della società ottocentesca”(12).
Grazie alla sua acuta sensibilità Mariátegui ha saputo percepire il fenomeno Pirandello captando l’aspetto anti-teatrale della drammaturgia pirandelliana che tanta influenza ha avuto nel teatro europeo contemporaneo (13): “Il teatro pirandelliano nega il carattere. Nega la sua continuità. Nega la sua coerenza. Pirandello, al contrario dei drammaturghi del passato, ci presenta nelle sue opere il non-carattere”(14).
Per concludere, possiamo affermare che l’impostazione critica su Pirandello da parte di Mariátegui, nonostante il tempo, ha conservato un interesse che è molto attuale.

Note:

(1) Come è noto, Mariátegui è considerato come uno dei primi marxisti ispano-americani. A questo propostito, si veda specialmente Antonio Melis, «José Carlos Mariátegui primo marxista d’America», V n. 2 (marzo-aprile 1967) pagg. 132-157).
(2) José Carlos Mariátegui, “Biología del fascismo” in “Escena contemporánea”, Lima, Bibl. Amauta, 1959, pag. 26.
(3) In “El alma matinal y otras estaciones del hombre de hoy”, Lima, Bibl. Amauta, 1959, pagg. 98-102. Questo articolo apparve per la prima volta, nella rivista “Variedades”di Lima il 7 marzo 1926 com il titolo di “Algunos relieves de la obra de Pirandello”.
(4) Id. Ibid , pag. 98.
(5) Loc. cit.
(6) Ibid., pagg. 98-99.
(7) Ibid., pag. 99.
(8) “Histoire de la littérature française au XXe siecle”, Paris, Armand Colin, 1965, vol. I, pag. 174.
(9) “El caso Pirandello”cit., pag. 99.
(10) Ibid. pag. 100.
(11) Ibid., pag. 101
(12) Carlo Salinari, “Sommario di storia della letteratura italiana”, Napoli, Ed. Chaux, 1965, pag. 568.
(13) Come è noto, tale influenza si estende da O’Neil a Sartre, da Camus a Brecht, da Ugo Betti a Eduardo De Filippo, Da Ionesco a Becket. La fama di Pirandello cominciò nel 1922, quando “I sei personaggi in cerca d’autore”furono censurati dal Lord Censor d’Inghilterra e furono rappresentati in un club privado, grazie all’intervento di Bernard Show. Bem presto si arrivò a parlare di “epoca pirandelliana nel teatro, allo stesso modo che si parlò di stagione proustiana nel romanzo. E tutto ciò soprattutto perchè Pirandello iniziò “la nuova poetica dell’irrazionale”e si convertì e fu “il capo di una scuola, non di un dolce, ma di un aspro e discordante nuovo che immediatamente doveva trasformare lo stile europeo e internazionale e che ancora oggi ci tormenta, ci seduce e ci opprime”, come afferma Luigi Russo.
(14) “El caso Pirandello”cit, pag. 102.

 


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