Taccuino di viaggio

Maria Pace Chiavari

“Considerate la vostra semenza”

Viaggiare è uma permanente ricerca. Quasi che per conoscersi sia necessario uscire di sè, aprire la porta, abbandonare la casa, il quartiere, lasciare alle spalle il villaggio, il proprio paese.

Nell’attuale società globalizzata il movimento é costante, sia esso reale o virtuale. Il continuo spostamento sembra far dimenticare all’individuo le sue radici. Eppure il viaggio é uma forma di rompere con il presente per recuperare quello che il passato ci ha negato in termini di affetto, sogni, aspirazioni o successi. Da uma parte c’è la ricerca di uma terra promessa e dall’altra la volontà di soddisfare un desiderio accumulato dentro di sè fin dall’infanzia come il piacere dell’esotismo che si esprime nella volontà di conoscere il differente, l’altro, di scoprire ed essere scoperti, di conquistare ed essere conquistati, di sedurre ed essere sedotti. Ognuno di noi fin da bambino ha accumulato immagini di luoghi lontani, forse aiutati da Salgari, Verne o Corto Maltese, dai film di Tarzan o dai racconti di Marco Polo. Non importa se l’autore si sposta materialmente o il viaggio é solo un frutto della sua immaginazione. Fa parte del rito del viaggio il trasmettere a un potenziale pubblico le conoscenze acquisite, rendere gli altri partecipi della scoperta. Nei passi riportati da Luigi Foscolo Benedetto che costituiscono il prologo di “Il Milione” di Marco Polo si legge: Ma io voglio che voi sappiate che poi che Iddio fece Adam nostro primo padre insino al dì d’oggi, né cristiano, nè pagano, saracino o tartero, nè niuno uomo de niuna generazione non vide, né cercò tante meravigliose cose del mondo come fece messer Marco Polo. E però disse in tra se medesimo che troppo sarebbe grande male s’egli non mettesse in iscritto tutte le meraviglie ch’egli ha vedute, perché chi non le sa l’appari (le apprenda) per questo libro”.

Il piacere del viaggiatore è guardare e guardarsi, è raccontare e raccontarsi, disegnando luoghi e paesaggi, creando scenari per una storia dove egli stesso è il principale protagonista.

L’uomo non si è mai arrestato dentro i confini della propria terra, reale o nel senso metaforico della conoscenza, ha cercato altrove sfogo alle proprie conquiste, alle proprie curiosità, ai propri traffici.

Il mito del navigatore solitario che rappresenta la permanente avventura dell’umanità alla ricerca dello sconosciuto può riassumersi nella mirabile immagine offerta da Dante nei versi della Divina Commedia che compongono il racconto di Ulisse (Inferno Canto XXVIº ,100):

ma misi me per l’alto mare aperto / sol con un legno e con quella compagna / picciola della qual non fui diserto”

Poco più avanti, nello stesso canto XXVIº, Ulisse si rivolge ai pochi e fedeli compagni di viaggio, ossia a “quella compagna picciola”, per incoraggiarli ad andare al di lá del mondo conosciuto, in quella parte del globo dove Dante credeva non esistessero abitanti:

“O frati, dissi, che per cento milia / perigli siete giunti all’occidente, / a questa tanto picciola vigilia / de’ nostri sensi ch’é del rimanente / non vogliate negare l’esperienza, / di retro al sol, del mondo senza gente. / Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtude e conoscenza”

Il richiamo di Dante alla “vostra semenza”ossia alla propria origine, vuole ricordare l’importante patri-monio che ciascun viaggia-tore carica con sè e che per l’esiliato, il fuggiasco o l’emigrato costituisce l’unico bene disponibile: la propria cultura. Proust chiama “memoria involontaria” que-ll’insieme di atteggiamenti, gesti, abitudini, che fanno anche questi parte della educazione infantile che ogni individuo ha ricevuto e porta con sè.

Un fenomeno analogo si può incontrare nella pittura. Ernst Gombrich osserva che nel ritrattare un paesaggio, per esempio, ciò che l’artista rappresenta non è oggettivamente la realtà, ma una sua visione, una interpretazione che risulta dal confronto con le immagini passate che sono state registrate anteriormente nella sua mente. Il confronto permette di discernere ciò che è familiare, conosciuto, da ciò che è “esotico”, differente.

Il nostro taccuino di viaggio sarà costruito sulle traccie di testi - giornali di bordo, diari, libri di avventure, poesie, elzeviri letterari, racconti anedottici - e di documenti iconografici – mappe, ritratti di persone, paesaggi, usi e costumi, relativi ai numerosi viaggiatori che lasciarono la penisola italiana per recarsi temporariamente o definitivamente in Brasile. Sarà una maniera di ricostruire le differenti strade aperte dai nostri predecessori in questo territorio di adozione.

Maria Pace Chiavari è architetta.

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