Identità brasiliana

Patricis Peterle intervista Ettore Finazzi Agrò


Miguel Coelho, artista plastico, 71 anni, è nato nella città di Ouro Preto in Minas Gerais. È un uomo estroverso, simpatico, semplice, sposato, padre di
un’unica fi glia e nonno di una nipotina e di un nipotino. Tra le passioni di Miguel ci sono la danza e lo chorinho oltre alla pittura, è ovvio. Miguel lasciò la casa paterna molto giovane a causa della morte del padre e venne a Rio de Janeiro, dove diede inizio alla sua carriera di artista plastico affrontando molte difficoltà.

Miguel studiò Belle Arti all’università, partecipò anche a diversi gruppi studenteschi – tra i quali l’UNE, epoca in che prese parte a diverse manifestazioni come la “Passeata dos 100 mil” e “Diretas já”. Ma in seguito a un piccolo problema al cuore, Coelho si allontanò da questo genere di movimenti. Quando si trovava agli inizi della sua carriera affrontò alcuni preconcetti, poiché all’epoca i pittori erano considerati dei “vagabondi”; perciò chi aveva una tale professione sarebbe morto di fame (secondo i critici dell’epoca). Ma Miguel non rinunciò ai suoi sogni e rigirò la situazione a suo favore. Attualmente ha già esposto quadri in Germania, in Svizzera e in tutto il Brasile, ha già illustrato libri e grammatiche ed è considerato un mito nell’arte della pittura. 50 anni fa Miguel Coelho fece la sua prima esposizione seguendo una linea di Guimarães Rosa, fa-cendo una valorizzazione del negro, e principalmente con una forma “Miguel Coelho di essere”, e così lui incanta tutte le persone con disegni avvolgenti e che ci legano ancora di più all’Universo della pittura. L’artista dice che non è così importante la tecnica, l’essenziale è la creatività, il creare. E con i suoi trucchi di pittura, Miguel dice che l’artista non può terminare un quadro nella testa; fa un abbozzo e dopo lo va modifi cando, fi no a lasciarlo pronto. Secondo lui non c’è un’età giusta per iniziarsi alla vita artistica, è necessaria la perseveranza, che noi tutti dobbiamo avere per raggiungere i nostri obiettivi. Così si rivela una sua caratteristica, una volta che è stato molto perseverante per arrivare dov’è arrivato...

Tra le tante opere ricche di storia e bellezza citiamo un quadro nel quale Miguel Coelho riprende il classico personaggio di Medea, una fattucchiera barbara dell’Antichità, che lascia la sua patria per amore a un greco chiamato Giasone. Dopo essere stata tradita, Medea uccide i suoi propri fi gli con l’intenzine di ferire suo marito. Nel suo quadro, l’artista scopre la barbara in una ne-gra, i cui tratti si assomigliano a quelli della “Monnalisa” di Leonardo da Vinci. L’unione dei tre affascinanti tipi svela l’intersezione tra Modernità e Antichità Classica, tornando nitidamente all’essenza del Rinascentista. Così la contemplazione dell’arte greco-latina serve alla sua propria ricreazione, concedendo un nuovo frescore al modello anteriore dell’arte. Così “Medea” risuscita l’enigma della Monnalisa e il dolore collerico del personaggio di Platone, rinnovati dalla forza e dalla resistenza dello spirito negro.

Da apprezzatore di Candido Portinari, uno dei più importanti pittori brasiliani, Miguel Coelho dipinge tele che valorizzano la forza dei negri in Brasile. Nel “deformare” le loro fi gure umane, ritratta lavoratori con braccia e gambe sproporzionate, in un vero inno di lode al lavoro negro in Brasile. Con la sua sensibilità l’artista, così come Portinari, raggiunge profondamente la realtà del popolo brasiliano, musica, danza, paesaggio e cultura.

 


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