Requiem: um incontro tra 
            Alain Tanner, Antonio Tabucchi e Fernando Pessoa
          Patricia Peterle
           Requiem 
            – um incontro con Fernando Pessoa, film di 100 minuti, prodotto 
            nel 1998 dal cineasta svizzero Alain Tanner, ha come spunto l’opera 
            omonima dello scrittore italiano Antonio Tabucchi. Questa non è, 
            però, la prima produzione cinematografica che ha come punto 
            di partenza l’operara letteraria tabucchiana. Ma come mai, gli 
            scritti di Antonio Tabucchi presentano un dialogo così fluente 
            con la settima arte?
Requiem 
            – um incontro con Fernando Pessoa, film di 100 minuti, prodotto 
            nel 1998 dal cineasta svizzero Alain Tanner, ha come spunto l’opera 
            omonima dello scrittore italiano Antonio Tabucchi. Questa non è, 
            però, la prima produzione cinematografica che ha come punto 
            di partenza l’operara letteraria tabucchiana. Ma come mai, gli 
            scritti di Antonio Tabucchi presentano un dialogo così fluente 
            con la settima arte?
            Come molti altri italiani della sua generazione, Tabucchi ha come 
            uno dei registri della sua giovinezza il cinema neorealista di Vittorio 
            de Sica, Rossellini e Sciuscià. Il cinema inteso come una fabbrica 
            di illusione che stimola l’immaginazione degli spettatori così 
            come lo fa la letteratura. L’immaginazione che può portare 
            al misterioso e all’onirico, elementi emblematici della scrittura 
            tabucchiana, anche se questa viene costruita con rigore e economia 
            narrativa. Il fatto d’essere nato in Toscana, circondato dalla 
            cultura fiorentina, è un altro elemento che si deve tener presente. 
            Un’educazione rivolta alla contemplazione di opere d’arte, 
            i quadri e le pitture: Leonardo Da Vinci, Brunelleschi, Michelangelo, 
            il Beato Angelico (che è anche presente nel titolo di un suo 
            libro: I volatili del Beato Angelico). Una contemplazione che si riproduce 
            nei suoi scritti mediante lo sguardo attento e gli innumerevoli dettagli 
            che danno forma alle diverse immagini che invitano il lettore a iniziare 
            il viaggio tra le pagine letterarie.
            Requiem – Un’allucinazione, primo testo letterario scritto 
            direttamente in lingua portoghese è un omaggio a un paese ed 
            a un popolo: Mas, acima de tudo, este livro é uma homenagem 
            a um país que eu adotei e que também me adotou, a uma 
            gente que gostou de mim e de quem eu também gostei. In questa 
            narrativa dedicata alla cultura e al popolo portoghese, Tabucchi riafferma 
            alcune questioni già presentate in altri scritti, come l’elemento 
            onirico, la problematica della pluralità dell’io e l’allucinazione. 
            Aspetti che sono stati ben catturati dalle lenti del direttore svizzero 
            che invita ed incita gli spettatori ad un film d’azione. Ma 
            non un film hollywodiano, anzi, azioni inquietanti che stanno nel 
            più intimo del personaggio principale, in cui i sentimenti 
            di angustia, ansietà e desassossego sono rappresentanti dai 
            differenti piani che si alternano e si intrecciano sullo schermo della 
            grande sala.
            L’allucinazione, parola del sottotitolo del libro, può 
            essere considerata una traccia lasciata apposta dall’autore. 
            Allo stesso modo, Tanner lascia dei segni per il suo lettore-spettatore 
            già dal sottotitolo del film Un incontro con Fernando Pessoa. 
            Il cineasta avvisa e preannuncia un momento con il grande poeta modernista 
            portoghese, l’Invitato citato sin dalla prima scena del film. 
            Il fantasma del poeta occupa un posto privilegiato nelle pagine letterarie 
            e nel montaggio cinematografico. Tanner, lettore di Tabucchi e di 
            Pessoa, costruisce, poco a poco, un gioco con i suoi lettori-spettatori.
            L’invito Un incontro con Fernando Pessoa è ambiguo, giacchè 
            può essere inteso come un avviso importante per la comprensione 
            del film e della sua estetica. Fernando Pessoa non è solo il 
            grande poeta portoghese del secolo XX che ha fatto il Portogallo parlare 
            un’altra volta al mondo. È, anzittutto, il poeta che 
            ha saputo capire ed interpretare l’uomo moderno e forse postmoderno 
            nel suo stato di lacerazione; un tutto diviso in molteplici parti, 
            che se messe insieme non ricostituiscono la loro totalità iniziale. 
            Lo sguardo preciso del cineasta recupera la dicotomia esistente nel 
            testo letterario, il tutto ed il frammento.
            Tanner, lettore di pagine letterarie e urbane, ha come scenario la 
            città di Lisbona. In questo spazio viene realizzata la peregrinazione 
            del protagonista, nel testo letterario senza nome e senza descrizioni 
            fisiche, e in quello cinematografico di nome Paul – uno scrittore 
            francese – che incontra personaggi importanti e reminiscenze 
            di una memoria portoghese. È una domenica d’estate, l’ultima 
            del mese di luglio. Fa molto caldo e la città è deserta. 
            Tutti sono andati al mare. La trama inzia con il protagonista in una 
            villa, sotto un gran albero. D’improvviso, senza nessun tipo 
            di spiegazione, si trova a Lisbona aspettando qualcuno importante 
            con cui aveva un appuntamento, l’Invitato. La prima scena che 
            dà inizio alla narrativa di Tanner inizia con immagini del 
            fiume Tejo e di Lisbona, dove Paul cammina sotto il sole caldo domandandosi 
            sul suo incontro. La presenza e la figura di Fernando Pessoa e la 
            dialettica tra realtà e sogno dominano l’atmosfera del 
            libro e le prime scene del film, che recupera momenti della narrativa 
            letteraria. Lisbona è vissuta e esperimentata per dopo essere 
            letta e rappresentata.
            Alain Tanner legge Antonio Tabucchi e Fernando Pessoa e mediante queste 
            letture legge e rilegge la città, rappresentata dai personaggi 
            caratteristici presi dalla cultura lusitana. Il protagonista deambula 
            durante dodici ore per una Lisbona molto particolare costruita a partire 
            dalle letture, dai ricordi e dalle relazioni mentali e esistenziali 
            oltre ai luoghi simbolici che la inscrivono nella struttura narrativa 
            filmica. Una passeggiata che può ricordare Il cielo di Lisbona 
            di Win Wenders, uno spazio che affascina tutti e ha l’anima 
            propria e indipendente. Pensando produzione di Tabucchi, si può 
            identificare e stabilire un doppio rapporto tra cinema e letteratura: 
            da un lato l’arte cinematografica spesso esercita un’influenza 
            sulla costruzione della sua opera, il valore delle immagini; e dall’altro 
            il contrario, il fatto che i suoi libri vengano corteggiati da vari 
            cineasti di diverse origine: l’italiano Roberto Faenza, il francese 
            Alain Corneau, il portoghese Fernando Lopes e per ultimo lo svizzero 
            Alain Tanner. Concisione e montaggio, due aspetti o due lezioni che 
            l’arte del cinema gli ha insegnato. Una narrativa a cornice, 
            una costruzione a montaggio: è così che si presentano 
            e si mostrano i testi di Tabucchi, elaborati e costruiti su differenti 
            immagini e piani che si intrecciano e ne formano altri.
            Una delle questioni latenti tanto nel film quanto nel libro è 
            il ruolo dell’arte che non deve tranquillizzare o dare risposte 
            esatte e certezze assolute, ma sí disturbare e inquietare. 
            La letteratura e il cinema, come le altre arti, sono delle forme di 
            conoscenza. Il loro compito è interrogare e provocare l’individuo, 
            non ammettendo un’unica verità. Tanner, nel recuperare 
            le voci dell’ultimo incontro tra Paul e l’Invitato (Fernando 
            Pessoa), amplia questa discussione per la settima arte. La pratica 
            dell’attività critica è necessaria a tutti quelli 
            che cercano di perfezionare l’esercizio intellettuale. Alain 
            Tanner, con l’aiuto di Tabucchi, è riuscito a proiettare 
            sul grande schermo sentimenti di inquietudine e desassossego che dominano 
            l’atmosfera del libro.