Siena / Rio de Janeiro: Un incontro produttivo

Flora de Paoli Faria

La storia dell'insegnamento della lingua italiana come lingua straniera in Brasile, nei corsi universitari, si intreccia alla stessa storia delle Facoltà di Lettere dell'USP e dell'UFRJ, dimostrando un acceso vigore che dura da più di 50 anni. Da una parte, però resta chiaro che l'entusiamo con l'insegnamento dell'italianistica varia sempre nel tempo, a seconda delle difficoltà che le università brasiliane, come occorre a Bahia, Paraná, Santa Catarina, Rio Grande do Sul, Espírito Santo, Ceará e nelle altre Facoltà di Lettere all'interno dello Stato di São Paulo dove esiste l'insegnamento dell'italiano e la formazione di docenti che si dedicheranno a questo campo di studio. Tali docenti, circa un centinaio, divisi fra quasi 15 sedi universitari, ad ogni anno devono affrontare problemi cronici per poter portare avanti la loro attività cotidiana.
È noto che i finanziamenti per i corsi di lettere, o meglio dicendo, per i corsi indirizzati all'area degli studi umanistici sono quelli che soffrono i tagli più severi nel momento in cui vengono divisi i fondi. Per i docenti di Italiano, che ci lasciano letteralmente la pelle, resta sempre l'impressione che insegnare delle lingue straniere, specialmente l'italiano sia, un compito di seconda classe nella graduatoria della vita accademica brasiliana.
I docenti che lavorano in Brasile riescono male a superare gli ostacoli della burocrazia amministrativa brasiliana, conoscono meno ancora le strutture amministrative dello Stato Italiano, non sanno a chi rivolgersi per farsi arrivare materiale didattico aggiornato come libri, reviste, programmi per computer e altri strumenti che potrebbero facilitare il loro compito giornaliero e non hanno altro recapito se non quello dei due Istituti di Cultura che funzionano in Brasile, che certamente aiutano molto, ma che non possono da soli risolvere i grossi problemi che affliggono le nostre istituzioni universitarie che si dedicano allo insegnamento della lingua italiana e della sua cultura.
Le riunioni promosse periodicamente dalla Associazione Brasiliana di Professori d'Italiano-ABPI hanno come obbiettivo principale discutere la situazione dei corsi offerti in tutto il territorio nazionale con la firme intenzione di migliorare la preparazione dei docenti e allo stesso tempo far aumentare la loro motivazione, ma di solito la conclusione a cui si arriva è che l'unione delle sole forze brasiliane non è sufficiente. Perciò le università che hanno un numero più espressivo di docenti di lingua italiana hanno organizzato prima a São Paulo, ottobre 2002, e poi a Rio de Janeiro, marzo-aprile 2004, degli incontri, sempre con l'aiuto tecnico e economico sia dell'Istituto Italiano di Cultura di São Paulo che da quello di Rio de Janeiro, dove le discusioni sulla situazione dell'insegnamento dell'Italiano in Brasile sono in centro al palcoscenico e portano a decisioni che speriamo poter portare avanti.
Nel dibattito realizzato a São Paulo nel 2002, sono venuti fuori progetti importanti come ad esempio, la costituzione di un gruppo di italianistica ad essere inserito nell'ANPOLL, associazione brasiliana che collega i ricercatori e i docenti che collaborano nei corsi di post-laurea. Si è pensato ancora nella creazione di una banca-dati, gestita dall' ABPI, per distribuire delle informazioni riguardanti i corsi e le ricerche svolte dai docenti dell'area di italianistica e per ultimo è venuto fuori il progetto di un sito interativo che fosse in grado di soccorrere i docenti universitari, quelli che lavorano presso gli enti gestori della ex-legge 153 e docenti di istituzioni varie e private. Le tre proposte sono ancora a livello di svolgimento, ma consideriamo aver fatto degli avanzi importanti per il consolidamento dell'ingenamento dell'italiano in Brasile.
Il risultato positivo dell'incontro a São Paulo ha incentivato i docenti dell'UFRJ a organizzare il I Simposio sopracitato e abbiamo avuto la fortuna in questo caso di poter avere come interlocutore principale il Rettore dell'Università per Stranieri di Siena, Professore Pietro Trifone, linguista di riconosciuta competenza in Italia e all'estero, autore della Grammatica di Base dell'Italiano, che conta con l'esperienza di conoscere da vicino la situazione dell'insegnamento dell'italiano in distinti paesi europei e sudamericani, oltre l'esperienza giornaliera di convivere con degli studenti stranieri provenienti dai più variati paesi, che vanno in Italia per imparare dal vivo la lingua italiana. Ma come si sa ogni studente è in sé una realtà specifica, che richiede una metodologia adeguata per l'apprendimento dell'idioma. Avendo come sostegno questa ricca esperienza, il Prof. Trifone ha avuto la sensibilità necessaria per capire i problemi che sono stati esposti dai docenti che rappresentavano le diverse università brasiliane, tenendo conto che il nostro punto fermo resta sempre sulla domanda di quale italiano si deve insegnare? Quali sono i meccanismi più adatti alle condizioni brasiliane di apprendimento della lingua italiana?
Dal riconoscimento delle condizioni particolari dell'insegnamento e apprendimento dell'Italiano in Brasile e davanti al grave quadro di mancanza di materiale adeguato ad un insegnamento più efficace nasce la possibilità di una convenzione fra le università di Siena e di Rio de Janeiro, che in futuro possa raccogliere l'esperienza dei docenti universitari affiliati all'ABPI per la creazione di un Laboratorio di produzione di materiale didattico autentico diretto a studenti brasiliani che imparano l'italiano come lingua straniera.
La concretizzazione di tale progetto certamente sarà un altro passo importante nel senso di diminuire un po' le grosse difficoltà che costituiscono il cotidiano di quase tutti i docenti che si dedicano all'insegnamento dell'italiano in Brasile.
Per concludere questa breve riflessione sulla nostra condizione di docenti/formatori di nuovi docenti in Brasile mi permetto di ricordare il mio primo incontro con l'Università di Siena, che in quegli anni si chiamava ancora Scuola per Stranieri. Nel 1987, grazie ad una borsa di studio concessa dall'Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro, gestito all'epoca dal carissimo Professore Giuseppe D'Angelo, scomparso da poco, finanziata dalla Banca Monte dei Paschi di Siena, siamo arrivari assieme ad altri 20 colleghi alla bella città toscana, esattamente nel 2 luglio, giorno del Palio. L'emozione che ci ha colpiti resta fino ad oggi indescritibile, principalmente, perchè per la maggior parte di noi era la prima volta che si metteva piedi in Italia, quel bel paese da dove erano venuti i nostri nonni e bisnnoni e che in quel momento si faceva vedere in tutta la bellezza della sua tradizionale cultura.
È facile capire la nostra gioia, entusiasmo e curiosità quando siamo entrati per la prima volta nelle aule di Piazzetta Grassi e abbiamo trovato dei docenti che conoscevamo dai libri come era il caso di Francesco Sabatini, Lorenzo Coveri, Daniela Zarzó, Massimo Vedovelli, Alessandro Fallassi, Sergio Micheli, Romano Luperini e tanti altri che ci hanno fatto conoscere un'Italia diversa da quella idealizzata, ma molto vivace nella sua forma poliedrica di mosaico della cultura Occidentale.
A seguito di questo primo contatto, quasi tutti i docenti che lavorano all'UFRJ hanno avuto il privilegio di poter seguire dei corsi regolari a Siena e strettare i lacci di una fraterna amicizia con il Profressore Sergio Micheli, che parecchie volte è venuto in Brasile e con il quale abbiamo realizzato un'importante ricerca sull'influeza del cinema italiano su quello brasiliano.
Il convivio con l'Università per Stranieri di Siena e, principalmente, l'osservazione delle sue dinamiche politiche per l'insegnamento della lingua italiana a stranieri ci ha dimostrato che il superamento di molte delle nostre difficoltà possono essere facilitate con l'aiuto di docenti italiani che abbiano voglia di contribuire per il consolidamento dei rapporti Brasile-Italia.

 


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