Gli Etruschi

Milva Scorpioni

Secondo una leggenda di Erodoto gli Etruschi arrivarono dall‘antica Lidia, attuale Anatolia, intorno al XIII sec. a.c., in occasione di una carestia nella regione, sotto la guida del re Tirreno, popolando quella parte di territorio situato tra i fiumi Arno e Tevere e che comprende regioni come la Toscana, la parte dell‘Umbria ad ovest del Tevere e l‘alto Lazio.
Molti storici moderni sostengono, invece, che fosse un popolo autoctono, ma entrambe, ed altre versioni, non sono, ad oggi, definitivamente dimostrabili.
Attraversando il territorio di quella che anticamente si chiamava Etruria, si fa fatica ad immaginare in un paesaggio tanto diverso e variegato l‘esistenza di un‘unitá culturale, etnica e politica come quella degli Etruschi. Il nord del Lazio è un territorio di origine vulcanica, quindi tufaceo e cosparso di bellissimi laghi (Bracciano, Bolsena, Martignano, Vico, Mezzano), molte cittá etrusche, furono costruite su rilievi rocciosi che le rendono particolarmente affascinanti, per esempio: Cerveteri, presso cui sorge un‘immenso parco archeologico di tombe etrusche, Veio Tuscanica, Orvieto (oggi in Umbria). Piú a nord incontriamo il paesaggio pianeggiante della Maremma, interrotto da vari rilievi come quello costiero e molto suggestivo dell‘Argentario, i monti dell‘Uccellina. La cittá di Tarquinia, che si trova su di una collina calcarea, è famosa per gli affreschi ben conservati delle sue tombe etrusche. Infine, il paesaggio della la Toscana costiera e collinare, ancora oggi dei vigneti, degli ulivi e delle piccole valli fertilissime, disseminata di cittá storiche quali Perugia (oggi in Umbria), Cortona, Arezzo, Fiesole, Volterra, Chiusi, Populonia (Piombino), Vetulonia e Roselle (vicino a Grosseto).
Il fatto che la lingua etrusca sia stata solo in minima parte decifrata, contribuisce ad alimentare il mistero sull‘origine di questo popolo, il cui idioma non somiglia né al greco né al latino, né ad altre lingue importanti.
Una cosa certa é che gli Etruschi rappresentarono la prima grande civiltà italica. Non a caso furono i primi fondatori di cittá, in un epoca in cui Roma era solo un cespuglio di capanne abitate da pastori e contadini (VII sec. a.c.)
Gli Etruschi, naturalmente, convissero, combatterono e commerciarono con altri popoli del mediterraneo: i Cartaginesi, i Romani i Greci. Contro questi ultimi combatterono per il predominio del mare Tirreno, ma soprattutto ne importarono, letteralmente, la cultura. Lo testimoniano gli innumerevoli oggetti ellenici, soprattutto vasi dipinti, presenti nelle tombe etrusche. Queste ultime rappresentano oggi la testimonianza piú importante dello splendore architettonico e pittorico raggiunto dagli Etruschi. Il mondo dopo la morte era per loro un pó come per gli antichi Egizi: una prosecuzione della vita terrena. La parte interna delle tombe (tutte di famiglie aristocratiche o ricche), quindi, era simile a quella delle abitazioni. Qui venivano collocati utensili, gioielli, strumenti di guerra e di caccia, suppellettili. Sulle pareti interne spesso venivano dipinte scene di vita quotidiana.
Tutti sanno che nella lotta per il potere, gli Etruschi, dopo avere bonificato le paludi di Roma e dominato la cittá attraverso la dinastia dei Tarquini, soccomberanno ai romani, finendo per diventare una civiltá decadente e dedita ai “piaceri” piuttosto che alla guerra e allo sviluppo economico. Ma prima di arrivare a questo punto, avevano costituito per secoli un modello di civiltà nel mediterraneo, tanto che il poeta romano Orazio affermó: “sebbene vinti, avevano conquistato il vincitore”.
Sopratutto un popolo dove le donne ricoprivano un ruolo importantissimo, e godevano di grande libertá, al contrario di quello che accadeva nell‘antica Atene, con i suoi ginecei, e, successivamente, nell‘antica Roma, dove comunque le donne godevano di una libertá piú ampia rispetto alla Grecia. Su documenti ed epitaffi, le donne etrusche vengono indicate con il loro cognome e nome, privilegio che non conosceranno neanche le mogli degli imperatori romani.
Mentre le donne greche non partecipavano a banchetti pubblici (o rimanevano in disparte per servire gli uomini), alcune pitture tombali come quella dei Leopardi o del Triclinio (V sec.) a Tarquinia, ci rappresentano la donna etrusca mentre partecipa ai banchetti accanto agli uomini.
Le donne indossano parrucche bionde e mantelli decorati, assistono a scene di giochi atletici, danze, concerti. Ricordiamo che a Olimpia, in Grecia, solo la sacerdotessa aveva il diritto di assistere ai giochi.
Gli antichi storici ed “osservatori” greci e romani consideravano il comportamento delle donne etrusche estremamente bizzarro e scandaloso. Tuttavia, erano gli Etruschi in generale, non solo le donne, ad essere ammirati e criticati dai loro contemporanei. Ecco alcune impressioni sugli Etruschi riportate dal filosofo Posidonio D`Apamea nel II secolo a.c: “gli Etruschi, anticamente, si distinguevano per la loro energia, conquistarono un vasto territorio su cui fondarono numerose cittá importanti |…| fecero progredire le lettere, le scienze naturali e la teologia, curando piú di ogni altro popolo l`osservazione della folgore. |…| Poiché risiedono in una terra fertile di frutti di ogni sorta, che diligentemente coltivano, godono di un`abbondanza di prodotti agricoli che non soltanto bastano al mantenimento, ma li spingono al lusso eccessivo e alla mollezza. |…| In generale hanno perduto il vigore per cui erano famosi nei tempi antichi e a forza di banchetti e di piaceri effeminati hanno perduto la reputazione che i loro avi avevano conseguito in guerra…”
Alcuni storici, come il francese J. Heurgon, si sono divertiti a immaginare una certa continuitá tra la “dolce vita” etrusca, la creativitá e l`inventiva di questo popolo e quella dei toscani moderni. Un pó per gioco fa notare come, per ben due volte, nel VII sec a. c. con gli etruschi e nel XV con il Rinascimento, questa regione dell`Italia centrale, sia stata “determinante” nello sviluppo della civiltà italiana: “Ricorda il Vasari che Michelangelo una volta gli disse per scherzo – Giorgio, se io ho nulla di buono nell`ingegno, egli è venuto dal nascere nella sottilità dell`aria del vostro paese d`Arezzo…”

 


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