Anna Maria Ortese e Napoli, la sua patria di adozione

Katia Raquel D'Errico de Carvalho

Tra i tanti autori che scrivono sui molteplici aspetti della cultura napolena, troviamo Anna Maria Ortese con la sua opera Il mare non bagna Napolil1 , raccolta di novelle che per prima gli diede notorietà, pubblicata nel 1953 presso Einaudi e insignita l’anno successivo dal premio Viareggio. Il libro si compone di cinque racconti che hanno come tema la miseria e la desolazione di una Napoli del dopoguerra destinata alla rovina e disperazione. Ortese segue un indirizzo che testemonia la degradazione di un sistema sociale che distrugge la vita delle classi popolari napoletane. Perché questa non è una casa, signora, vedete, questo è un luogo di afflitti. Dove passate, i muri si lamentano.(Ortese, p.80)
Anna Maria Ortese nacque a Roma il 13 giugno 1914 e scomparse a Rapallo nel 1998. Lei visse a Napoli dal 1928 al 1937 e dal 1940 al 1944 e si diceva napoletana di adozione: Sebbene nata a Roma, la Ortese dissemina la propria opera di dichiarazioni d’amore per Napoli, sentita tutto sommato come patria adottiva,(...)2 . Ortese ha partecipato intensamente alla vita della città e ha integrato il gruppo di intellettuali con il quale ha lavorato nella rivista Sud, una pubblicazione quindicinale di letteratura e arte, degli anni 1945/1947, la quale ha avuto un importante ruolo per il progetto di rinnovamento culturale che si voleva all’epoca. Anna Maria Ortese ha attuato intensamente come intelettuale nella lotta contro i problemi affrontati dalla città con lo scopo di riscattare l’importanza del Sud d’Italia.
Il mare non bagna Napoli, principalmente a causa dell’ultimo capitolo (Il silenzio della ragione), sollevò ardente polemiche tra gli intellettuali nei confronti della scrittrice poiché questo“ritraeva gli amici e compagni di ‘Sud’ nel declino degli entusiasmi e delle speranze: assorbiti dal conformismo, da piccole rivalità e dall’ansia del successo, in generale stanchi di militanza ..”. (Farnetti, p.148). A queste parole, gli intellettuali di Sud hanno reagito accusando la Ortese di rancorosa parzialità e di nevrotico bisogno di sfogo personale. Dopo questo avvenimento l’autrice non è più tornata a Napoli: “... il mio libro fu giudicato purtroppo, un libro ‘contro Napoli’. Questa condanna mi costò un addio, che si fece del tutto definitivo negli anni che seguirono alla mia città.” (Ortese, p.9)
Le opere di Anna Maria Ortese sono tante e molte di queste sono dedicate a Napoli, traccia del suo forte legame con la città:
Ho abitato a lungo in una città veramente eccezionale. Qui, (...) tutte le cose, il bene e il male, la salute e lo spasimo, la felicità più cantante e il dolore più lacerato, (...) tutte queste voci erano così saldamente strette, confuse, amalgate tra loro, che il forestiero che giungeva in questa città ne aveva (...) una impressione stranissima, come di una orchestra i cui istrumenti, composti di anime umane, non obbedissero più alla bacchetta intelligente del Maestro, ma si espremisero ciascuno per proprio conto suscitando effetti di meravigliosa confusione (...)3
Per Ortese Napoli era una città di contrasti, segnata da tantissimi problemi sociali che lei stessa ha vissuto, dalla sua adolescenza fino l’età adulta: “... gli anni nevralgici della sua formazione letteraria e sentimentale, fra 1928 e il 1937, trascorsi con la famiglia in alcune misere stanze della zona portuale” (Farnetti, p.98).
Ortese ha scritto varie opere importanti, tra le quali possiamo nominare: Angelici dolori (1937), L’Infanta sepolta (1950), L’Iguana (1965), Il porto di Toledo (1975), In sonno e in veglia (1987), La lente scura (1991), Il cardillo addolorato(1993), Corpo celeste (1997), ecc. Il libro Il cardillo addolorato è stato tradotto in portoghese sotto il titolo O pássaro da dor (Companhia das Letras, 1ª ed. 1995).
Con Il mare non bagna Napoli, Anna Maria Ortese ci propone una lettura che considera degli aspetti diversi e permette di riflettere sui rigidi modelli (stereotipi) rivelando una Napoli che non è soltanto “dolce far niente” ma, anche e soprattutto, sofferenza e voglia di cambiamento.
1 ORTESE, Anna Maria. Il mare non bagna Napoli. Milano: Adelphi Ed, 1994.
2 FARNETTI, Monica. Anna Maria Ortese. Milano: Mondadori, 1998, p. 98.
3 ORTESE, Anna Maria. L’Infanta sepolta. Milano: Adelphi Edizioni S.P.A., 1994. p. 17

 


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