Il colore inesistente

Gabriela Valente

Israel Pedrosa è sempre stato – ed è ancora – un fervido appassionato di colori: li ha studiati e dipinti tutti. È autore del libro Da Cor à Cor Inexistente (N.d.T.: Dal colore al colore inesistente), che è già arrivato alla 10a. edizione e non ha subito nessun cambiamento. Ha dipinto O Brasil em Cartas de Tarô (Il Brasile nei Tarocchi) con grandi personalità della cultura brasiliana in ognuna delle rappresentazioni degli arcani maggiori. L’anno scorso ha pubblicato, con la casa editrice Senac, il libro O Universo da Cor (L’Universo del Colore), che rivela l’importanza degli studi del colore per professionisti di varie aree, come truccatori e designer. Attualmente, Israel sta lavorando a riproduzioni di grandi quadri di dieci grandi pittori dell’arte occidentale per concludere il suo libro As dez aulas magistrais (Le dieci lezioni magistrali).
Nel suo atelier, a Niteròi, Israel Pedrosa mi ha raccontato dei suoi sguardi colorati sul mondo. Del colore del suo amore incondizionale verso l’arte. Del colorito intenso della fedeltà che ha per i suoi morti. Del colore di una gratitudine costante per Portinari. Mi ha raccontato i colori di un’istancabile routine giornaliera di 14 ore di lavoro insieme ai suoi maestri, alla ricerca di un colore perfetto. Mi ha raccontato della bellezza dei colori, che sono prima di tutto sensazioni. Sarebbe impossibile nominare tanti colori (sensazioni). Rimane qui la sfida di accettare che alcuni non esistono, altri vengono trasformati e altri non potrebbero mai essere trascritti.
Gabriela Valente – Come è stato il suo percorso teorico fino all’arrivo del libro Da Cor à Cor Inexistente (1977)?
Israel Pedrosa – Le questioni teoriche legate all’arte mi hanno sempre interessato. A 16 anni ho cominciato a prendere lezioni da Portinari. È stato un incontro di amicizia, adorazione, integrazione. Io, a quell’età, avevo già accumulato molta lettura e lui se n’è accorto. Un giorno mi ha detto: “Lo sapevi che il nero alla luce è più chiaro del bianco all’ombra?”. Credo che questo non mi sia mai uscito dalla mente. Ho passato il resto della mia vita a studiare le teorie cromatiche di (Leon Battista) Alberti, Leonardo (Da Vinci), Newton, Goethe, Chevreul, Helmholtz, Hering, Young, Ostwald, Munsell. Dal 1951 al 1967 ho elaborato la Teoria del Colore Inesistente che è stata pubblicata sotto forma di libro.
Gabriela – Cos’è il colore inesistente?
Israel – Fin dall’antichità il colore è legato alla luce. Ma solo la fisica moderna, attraverso l’ottica (fisica, chimica e fisiologica) ha spiegato che il colore è appena una sensazione, non ha esistenza materiale. Ho cominciato a studiare questo fatto ed ho percepito che esiste un’assenza cromatica che io chiamo Colore Inesistente. Questo “bianco” viene modificato dai colori che gli stanno intorno: un bianco accanto ad un giallo mi dà la sensazione di un pigmento viola. Il Colore Inesistente esiste a partire dai pigmenti messigli accanto, facendo sì che si abbiano varie sensazioni. A partire da questa scoperta ho sviluppato tutto un lavoro come pittore, e sono arrivato ad altre questioni come le Variazioni Cromatiche, le Forme Virtuali e le Mutazioni Cromatiche. Lì risiede l’essenza del fenomeno cromatico: l’armonia dei colori dipende da queste mutazioni che i colori subiscono in presenza degli altri.
Gabriela – Israel, e le tue Lezioni Magistrali?
Israel – Ah! (sorride timido) questa è un’altra lunga storia… Questa storia è cominciata perché ho scritto una riflessione sui 500 anni di arte nell’Occidente a partire dal Rinascimento. Sono dieci capitoli. Lezioni Magistrali perché sono lezioni tenute da dieci grandi pittori all’umanità (Da Vinci, Bosch, Vermeer de Delft, William Turner, Paul Cézanne, Van Gogh, Paul Klee, Siqueiros, Portinari e Pollock). Finito il testo, l’ho mandato al mio editore e abbiamo cominciato a vedere la questione delle illustrazioni: nel libro si parlava di 35 tele. È stato quando ho cominciato a percepire un problema serissimo: ogni fotografia di uno stesso quadro presentava una colorazione differente. Per esempio, il cielo di uno stesso quadro poteva essere grigio, azzurro, verde, viola… E’ ciò che succede a tutti i libri e enciclopedie d’arte. È stato in quel momento che è incominciata la mia pazzia (risate): ho deciso di dipingere le repliche e di accompagnare le foto affinché venissero come gli originali. Pensavo che ci avrei messo due o tre anni… solo che sono dovuto andare a vedere molti quadri, ho rivisto le scelte delle tele per il libro, ne ho scelte altre…
Gabriela – E chissà, un giorno sarà pronto?
Israel – Ah! (quasi sghignazzando) Per forza! Ho già passato 15 anni a fare questa cosa, non voglio mettercene altri 15!

 

 


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