Le ringue regionali alla "seconda settimana dell'italiano nel mondo"

Giovanni Meo Zilio

E’ risaputo che nelle diverse comunità di origine italica nel mondo l’italiano e i suoi dialetti in contatto con le lingue del contesto - in modo particolare nelle aree anglofone degli U.S.A., Canadà e Australia, in quelle portoghesofone del Brasile e in quelle ispanofone di tutto il resto dell’America Latina - hanno subito evoluzioni e contaminazioni peculiari ben note oggi agli studiosi. Il fenomeno nel suo insieme sarà trattato nella teleconferenza internazionale durante la II Settimana della Lingua Italiana nel Mondo organizzata dal Ministero degli Esteri con la collaborazione della Accademia della Crusca e del Ministero per gli Italiani nel Mondo per il 14-19 ottobre p.v. e verrà approfondita nella III Settimana dell’Italiano nel Mondo prevista per il 2003. Fin d’ora se ne possono anticipare alcuni aspetti prendendo come zona emblematica ed esemplare quella del Brasile meridionale (stati di Rio Grande do Sul, Santa Catarina e Paranà a cui si può aggiungere, a Nord di Rio de Janeiro, quello di Espirito Santo) dove si sono insediate, fin dal XIX secolo, cospicue comunità omogenee di padani prevalentemente veneti o trentino-veneti e in minor misura lombardi e friulani i quali hanno finito con l’adottare, a livello comunitario, una lingua-comune (koiné) di base veneta chiamata appunto veneto-brasiliano. Tale parlata, che si è conservata vitale, tra i milioni di nostri discendenti che popolano gli Stati suddetti, insieme agli usi, costumi e tradizioni popolari in un modo tale che può sembrare miracoloso per gli stessi specialisti è rimasta documentata, in maniera meno soggettiva di quella colloquiale nelle vecchie canzoni molte delle quali oggi scomparse o in via di estinzione, e comunque evolute in varianti diverse, che hanno grande importanza non solo per gli etnologi e i musicologi ma pure per psicologi e sociologi che vogliano penetrare anche per questa via nella storia e nell’anima di quella gente discendente dei vecchi emigrati partiti dall’Italia del Nord “col sacco sulle spalle” carichi di masserizie (trascinate a dorso di mulo e spesso a dorso d’uomo, nella foresta vergine che li aspettava) nonché di speranze, sogni e illusioni ben presto frustrati da quella realtà drammatica che è stata definita come una vera e propria epopea. Tali canti portati pari dalla Padania o adattati o creati in loco hanno rappresentato un collante comunitario verbale e melodico, vissuto come un denominatore comune di carattere storico-psicologico-sociologico che ha aiutato la nostra gente a sopportare le incredibili difficoltà materiali oltre allo strappo affettivo (vero trauma dell’anima per i più sensibili) della lontananza e dell’abbandono secolare da parte della patria di origine che è stato tramandato, spesso fra le lacrime, di generazione in generazione.
Detta koiné lombardo-veneta, che per la maggior parte dei parlanti rappresenta il proprio “italiano” (tanto è vero che la chiamano “Talian”) va protetta e salvaguardata, e quindi innanzitutto insegnata, parallelamente all’italiano nazionale, di cui può costituire un prezioso supporto didattico. Infatti, come ben sanno gli specialisti, la presa di coscienza della propria lingua-madre non può che favorire l’appren-dimento di altre lingue cominciando appunto dall’ita-liano nazionale. Al riguardo la Regione Veneto, in analogia con altre regioni come il Friuli-Venezia Giulia o il Piemonte o la Lombardia, ha programmato cospicui interventi appunto per l’insegnamento della lingua e della cultura veneta a cominciare dalle proprie comunità nel Brasile meridionale affidandone l’avvio sperimentale alla “Associazione Federale Padani nel Mondo”. Tale insegnamento è già in atto da tempo e si realizza anche mediante corsi e trasmissioni culturali radiofoni-che attraverso una estesissima rete di emittenti che copre i tre Stati suddetti e che è rappresentata dall’ASSAPRORATABRAS (“Asso-ciazione dei Presentatori di Programmi Radiofonici del Veneto-brasiliano”).
L’inserimento delle lingue italiche regionali nell’organi-zzazione ufficiale della teleconferenza internazionale di cui sopra è un altro passo importante per la valorizzazione delle peculiarità identitarie che fanno parte essenziale del programma politico della Lega (accolte ormai da tutta la Casa delle libertà) e che costituiscono nel loro insieme la vera unità: quella che è stata definita l’unità delle (e nelle) diversità. La nuova RAI soprattutto dovrà farsene carico, all’interno dei suoi compiti istituzionali, sia mediante le sedi regionali per quanto riguarda l’interno, sia mediante RAI-INTERNATIONAL e RAI-EDUCATINAL per quanto riguarda gli italiani all’estero; senza contare l’attenzione per i programmi “identitari” territo-riali, comunque di interesse nazionale, che il paese “federalista” si attende da ognuna delle tre reti di stato.

Tali canti portati pari dalla Padania o adattati o creati in loco hanno rappresentato un collante comunitario verbale e melodico, vissuto come un denominatore comune di carattere storico-psicologico-sociologico che ha aiutato la nostra gente a sopportare le incredibili difficoltà materiali oltre allo strappo affettivo (vero trauma dell’anima per i più sensibili) della lontananza e dell’abbandono secolare da parte della patria di origine

 


Voltar para última edição

Mosaico Italiano #2

Cosa pensa lo specchio sul muro? (Dacia Mariani/tradução e comentário de Marina Colasanti)

Carnevale ogni scherzo vale (Umberto Eco)

Dalla poesia erotica di Giorgio Baffo, alla poesia celebrativa di Luigi Cerantola (Franco Vicenzotti)

Le ringue regionali alla "seconda settimana dell'italiano nel mondo" (Giovanni Meo Zilio)

Il sistema giudiziario italiano comparato con quello del Brasile (Francesco Conte)

Luigi Pirandello

I cognomi provenienti da nomi di mestiere (Giuseppe D'Angelo)

Un nuovo dizionario bilingue per le Comunità di lingua italiana e di lingua portoghese (Ivone C. Benedetti)

Perché leggere (e... tradurre) Altri Libertini di Tondelli? (Lucia Sgobaro Zanette)